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Pietre, piante, animali. | 111 |
come l’albero ha coscienza di quanto avviene nel mondo; secondo la credenza popolare de’ Veneziani, il Venerdì Santo, nell’ora della passione di Gesù Cristo, tutto le foglie degli alberi incominciano a tremare. Nella Piccola Russia si dice che le foglie degli alberi tremino soltanto dal tempo in cui Giuda s’è impiccato ad un albero, morendo egli pure come il Salvatore che si lasciò crocifiggere sull’albero della Croce.
Il medico napoletano Giambattista Porta avvicinava già il fiore all’occhio, dicendo che il fiore era per l’albero, quello che l’occhio per l’uomo. Sopra il fiore si raccoglie, nel vero, tutta la luce, tutto lo splendore, tutto il profumo, se si può dire, tutta l’idealità dell’albero, come nell’occhio si traduce tutta la poesia dell’anima umana. Non è quindi meraviglia che i fiori siano così cari ai poeti ed alle donne, che i primi li abbiano tanto cantati e le seconde ne abbiano presa tanta cura. Il rifiorire dell’albero è sempre una speranza, una promessa, la cosa finalmente più lusinghiera nella quale l’anima umana più volentieri si culla e si illude come in un sogno boato. Che importa se la speranza sarà poi fallace, se la promessa sarà poi tradita? Intanto la primavera risorge coi fiori, lieta e bella di tutto il suo mirabile splendore. È una bellezza che fugge, ma fugge sorridendo, e quel sorriso lampeggia alla mente de’ poeti come divino. Gli Indiani chiamano la primavera pushpâgama o «l’arrivo de’ fiori», pushpasamaya o «stagione de’ fiori» per la quale gli antichi Svedesi avevano creato un titolo cavalleresco speciale, salutando il giovine