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66 Mitologia comparata.

consigli, ma soggiunge, «cessa, non darti pensiero; già non lo persuaderesti, poich’egli è inflessibile, e vedi più tosto che da cotesto tuo viaggio non arrivi alcun male anche a te». L’Oceano si duole allora che Prometeo sia miglior consigliere per gli altri che per sè, e spera pur sempre che Giove gli farà la grazia di liberarlo da’ suoi mali. Ma il fiero e magnanimo titano risponde pregando l’Oceano di non tentar cose vane, di posare, di partire, poichè, se egli si trova tormentato, non desidera che, per cagion sua, si tormentino altri, nè che gli si attribuisca poi a delitto il patimento altrui. Quest’ultimo argomento persuade alfine l’Oceano che si ritrae. Quando è partito ricomincia il coro delle ninfe oceanine, che rinnovano i loro lamenti pietosi e allora Prometeo vorrebbe ricordare ch’egli stesso largì ai singoli Dei i loro doni; ma egli è pure un benefattore di buon gusto, e desiste da un vanto volgare sapendo in ispecie che le ninfe sono bene informate di quanto egli ha fatto a pro degli Dei. Egli si compiace invece d’opera più modesta, fatta per gli uomini, che un giorno erano rozzi e ch’egli rese intelligenti: che un giorno avevano occhi per vedere e non vedevano: che avevano orecchi per udire e non udivano: che, come accade ne’ sogni, confondevano ogni cosa; non avevano case; vivevano nelle spelonche, come formiche, senza aver cura delle vicende del giorno e dell’anno a loro ignote; egli rivelò agli uomini il moto degli astri, le arti, la scrittura: fece aggiogar gli armenti ed i cavalli e navigare i mari; ogni arte, in somma, egli insegnò agli uomini, e