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68 Mitologia comparata.

sera presso l’Oceano celeste e vede legato ad una rupe il sole, ossia Prometeo. L’uno è inchiodato al monte, l’altra erra sempre. Questo è, senza dubbio, il primo senso del mito; ma il genio poetico d’Ellenia l’ha bene altrimenti ravvivato. Prometeo ed Io, le due vittime dolenti, sentono l’uno per l’altro la più viva simpatia nel comune dolore. Prometeo sa ciò che ha patito fin qui, ciò che deve ancora patire la infelice figlia d’Inaco, e si duole, pur troppo, di saperlo, perchè ad Io rimane sempre da patire assai. Io, come ogni donna di sensi gentili, vorrebbe sapere i casi di Prometeo, non tanto per curiosità, ma per senso di profonda pietà; ma l’anima grande di Prometeo sdegna innanzi ad un grande dolore altrui, fermare la pietà sopra sè stesso, e quando Io gli chiede di qual colpa paghi la pena, egli, dopo avere detto ch’egli è Prometeo, colui che diede il fuoco agli uomini, non vuole più aggiungere altro. Allora Io domanda s’egli lo sa, che Prometeo palesi quando le pene di lei avranno un fine. Prometeo prega ancora di lasciarlo tacere e di non giudicare scortese il suo silenzio, poich’egli sa che il supplizio della povera tormentata sarà ancora lungo assai. Ma la fanciulla volendo conoscere, ad ogni patto, il proprio destino, Prometeo le fa note le lunghe dolorose peregrinazioni che le rimangono ancora a fare, prima che Giunone si plachi; ma prima egli invita Io a raccontare alle ninfe l’origine de’ suoi mali, alle ninfe pietose, innanzi alle quali non è opera vana il narrar casi lacrimevoli, ed Io consente. Quando essa intende poi quanto ancora le rimanga a pa-