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Il sole, la luna, le stelle. 81

e dei venti, signore benefico, egli libera tutti dal male e fa muovere i viventi; egli nella sua qualità di Savitar o generatore, genera tutti gli Dei e sè stesso, col nome di Sûrya o sole; egli contiene in sè tutti gli Dei onde il suo nome di Viçvadeva; egli è onniveggente, onnisapiente, onde è l’appellativo ch’è pur dato al vecchio sole moribondo Pûshan di Viçvaveda.

Ma voi potreste qui osservarmi che io vi rappresento la mitologia vedica, senza darvi alcun indizio che gli stessi miti siansi trasferiti in Europa, ove dovrebbe essere prima industria del mitologo comparatore ricercarli. Ed avreste ragione. Ma, come io potrei darvi un’idea un poco chiara delle fasi più recenti del mito, senza aver prima tentato di mostrarvi qual fosse il mito nella sua forma primitiva? Io credo pericoloso assai il rinnovare nella mitologia l’errore che si è già commesso e di cui in Italia forse più che altrove sentiamo, nelle scuole secondarie, i danni nella filologia. Dopo ch’è nata la filologia comparata, alcuni nostri chiari professori credono ormai cosa superflua lo studio profondo de’ singoli linguaggi; quando si possiede, essi pensano, il metodo critico comparativo, le lingue non occorre più studiarle; s’indovinano; è da pedanti il saper di latino, di greco, di sanscrito; con le ricostruzioni sapienti della glottologia si sarebbe, dicesi, arrivati a ricomporre i Vedi, anche senza gli indianisti, a leggere Omero anche senza professori di greco. Io ho un ammirazione profonda per i glottologi, ma credo ingenuamente che,

De Gubernatis. 6