Pagina:Modo di condurre prontamente a termine le due strade ferrate da Genova a Torino ed alla Svizzera.djvu/2

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lioni, ma che sull’ultimo imprestito di 6 milioni di rendita v’è ancora un disponibile a vendere di circa 40 milioni di capital nominale). Sono adunque 120 milioni effettivi di cui l’Erario strettamente abbisogna.

Per procurargli il quarto, o tutto al più il terzo dell’egregia somma anzidetta, fu proposto nella Camera dei Deputati di vendere le due Vie Ferrate ad una privata Società mercè il rimborso all’Erario della maggior parte conseguibile delle somme in essa consunte. Quest’idea fu respinta dalla Camera per molte savie ragioni, alle quali noi aggiungiamo quella che indicherebbe l’apertura della banca rotta. Il Governo non sarebbe stato in ciò rilevato dall’imbarazzo finanziario.

Per procurare all’Erario l’egregia somma anzi accennata altro mezzo non si scorge che quello di contrarre un nuovo imprestito all’Estero. Ma questo imprestito è egli possibile d’ottenerlo, nell’attuale situazione politico-finanziera, alle condizioni almeno dell’ultimo?, nol crediamo;

Ma supponiamone la possibilità; non si potrà ottenere, per fermo, che al 75 netto p.%; dunque lo Stato dovrebbe caricarsi d’un nuovo debito in capitale di 150 milioni, e così dell’annua passività in interessi di sette milioni e mezzo.

Col progetto Bianchi le azioni della Società sono di L. 500 caduna col profitto all’aquisitore del 10 p.%; La Società farebbe fronte agli 80 milioni che ancor fan d’uopo per ultimare le due strade; rimborserebbe all’Erario 40 milioni, montare dei due terzi, della somma per essa consunta, lasciando l’altro terzo per la sua tangente d’azionista; le Finanze dello Stato garantirebbero agli azionisti il semestrale pagamento dell’interesse delle azioni, al 5%; e il Governo sarebbe rilevato da ogni imbarazzo finanziario, e le due Vie Ferrate sarebbero aperte al pubblico e commerciale servizio entro 25 o 30 mesi.

Ora noi chiediamo se sia più conveniente di attenersi all’idea dell’imprestito colla perdita del 25%, oppure a quella di creare azioni sociali colla sola perdita del 10%; ognun si attien, per certo, a questa seconda idea.

Ma si osserva da uomini gravi: È egli sperabile di poter raccogliere tante azioni da poter comporre l’ingente somma di 120 milioni?

Rispondiamo a quest’assennato quesito con far loro considerare:

1° Che non solo i Nazionali, ma gli Italiani tutti, non che gli esteri, sono chiamati a far acquisto d’azioni;

2° Che l’azione è di L. 500 col beneficio del decimo, e così ridotta in effettivo a L. 450, e che è pagabile in tre successive annuali rate di L. 150 caduna per cui è siffattamente a portata del popolo che il contadino, l’artigiano, il bottegaio e persino il semplice operaio, può, se vuole di proposito, economizzare 150 lire all’anno per acquistarla, e per entrare a far parte della patriotica associazione.

3° Che per costituire la Società in Corpo morale basta il raccogliere 160/m azioni (art. 21 del progetto) le quali somministrerebbero, deduzion fatta del decimo, 72