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nel centro della croce formata dalle lettere I . P . R . T . evvi una rosetta. Nel rovescio poi su tre linee leggesi MAR-CHIOA-CISE.

Il nostro autore, vedendovi nominato l’imperatore dei Romani in genere senza alcuno special nome, ed avendo trovato nel Moriondo1 un diploma del 1364 col quale l’augusto Carlo IV concedeva a questi marchesi il diritto di batter monete d’oro e d’argento, non esitò a dire che per indicare tal cesareo privilegio questa leggenda avevano messa sulla loro moneta, coniata certamente dopo tal epoca. Se un miglior disegno ne avesse egli avuto, certamente avrebbe veduto che dopo la solita piccola croce la lettera O era isolata e separata da due punti dai Romanoru, e che perciò non facendo parte nè di questa parola, nè dell’Imperator, doveva esser l’iniziale del nome di ben altro Cesare che Carlo IV, oltreché, e per la forma stessa delle lettere, c per la specie delle monete coniate da questi marchesi, cioè matapani2 e denari minuti imperiali, che appunto solamente nei primi anni del XIV secolo troviamo battute dai marchesi di Monferrato e subito imitate da varii degli aleramici, da qualunque intelligente della numismatica italiana de’ tempi di mezzo si conosce spettare tal pezzo a quest’epoca.

Qual fosse poi l’imperatore a cui colla lettera O si volesse alludere facilmente si può dedurre da ciò che nessuno ebbe nome che così cominciasse ad eccezione dei tre Ottoni, e siccome l’aleramica famiglia, stando alla leggenda allora ricevuta come vera storia, pretendeva discendere da Adalasia, figlia di Ottone I e moglie dei celebre marchese Aleramo, e che oltre ciò a questo Cesare, per cagione della donazione del 967, doveva il suo primiero lustro, in conseguenza non esito a credere che il nome di quest’Ottone si sia voluto indicare, così velando l’abuso di un diritto che per nessun verso avevano.

Se poi gli Incisa abbiano usato del privilegio loro concesso da Carlo IV non consta, nè lo credo sinché non abbia prove dell’esistenza di alcuna loro moneta posteriore al 1364, conoscendo quanta importanza davasi a lui regalia, e ciò oltre il lucro, causa per

  1. Monumenta Aquensia. Tom. I. Taurini, 1789, col. 334.
  2. Revue numismatique. Paris, 1864, pag. 322.