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Paolo Bianco dava parte al Principe di Masserano, che i talleri coniati nel suo feudo ed in quello di Tassarolo, e nel Monferrato non potevano aver corso negli Stati di Savoia, e vietavasene anche il semplice transito.

Il 28 gennaio 1614 Carlo Emmanuele proibiva l’introduzione, uso, commercio e transito nei suoi Stati delle monete d’oro, d’argento, e basse, e d’ogni sorta fabbricate e da fabbricarsi nelle zecche di Masserano, Tassarolo e Desana; ed altre simili gride venivano pubblicate 18 marzo 1621, il 20 maggio dell’anno stesso, il 22 dicembre del 1628 ed il 16 gennaio 16711. Il 1.° gennaio 1677 la Duchessa Reggente di Savoia vietava il corso dentro il suo dominio delle monete di Masserano, Tassarolo, Loano e Desana di qualunque sorta tanto fine che di lega2. Il 10 aprile ed il 3 agosto dell’anno seguente ripeteva tale bando, ed il Duca Vittorio Amedeo II confermava il 23 giugno 1691 i decreti della madre.

Il Saraceno nell’opera intitolata Il corso delle monete seguito negli Stati di S. M. il Re di Sardegna, pag. 147 e 148 nomina il ducato ed il ducatone di Tassarolo, e calcola il primo di danari 2. 16 e della bonta di carati 23 ed 1/8, il secondo di danari 24. 21 e della bonta di carati 11. 8.

Il Zanetti nella Nuova Raccolta in più luoghi ricorda le monete di Tassarolo. Nel tomo III, pag. 44 parla, come dicemmo, degli ongari di varii luoghi, e nomina quelli di Tassarolo. A pag. 71 nota il quarto e l’ottavo di tallero di questa zecca, e li descrive, e fa rilevare che il

  1. Vedi Borelli, Editti in varii luoghi.
  2. Borelli, opera citata, pag. 33.