Pagina:Monete e medaglie degli Spinola.djvu/97

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negoziante in Livorno1, il quale aveva incarico d’inviarli poscia in Levante.

Nè gli zecchieri di Tassarolo battevano solamente luigini per il Levante, ma spinti dalla brama di smisurato lucro adulteravano monete di diversi paesi e compromettevano il nome del Conte, che confidando in loro, ebbe più d’una volta a soffrire amari disgusti.

Ed amarissimo gliel recaron di certo, allorchè nel 1665 presero a falsare le monete da otto bolognini del duca di Massa Alberico Cybo II. Il zecchiere di questo Principe Antonio Lagett, secondo che narra il Viani (Memorie della famiglia Cybo, pag. 215) fu avvisato di tale contraffazione con due lettere anonime, e il Duca ordinò al suo agente

    del Conte Spinola in Tassarolo si costituì anche lui, mentre il Principe di Masserano era a Torino. In Tassarolo battè una moneta d’argento, e rame col busto di donna da una parte, e tre fiori di giglio dall’altra, in uno scudo. Il Brando fu anche a Tassarolo, e dicevasi, che in Masserano faceva le stampe di questa falsa moneta, e ne fondeva la materia, e che Alessandro, il quale aveva anche lavorato nelle zecche di Desano e di Masserano le batteva e le tagliava. Il che tutto fu propalato dal detto giovine Angelo Maria Corino nipote dell’Alessandro, dopo che disgustatosi coi compagni cercò di ottenere l’impunità ».
    Dallo stesso Manoscritto dell’Eminentissimo La Marmora rilevasi che nel 1669 il Principe di Masserano Francesco Ludovico concesse al Giovanni Brandi, già processato, di stampare nella sua zecca alcune monete di rame.

  1. Atto del 9 dicembre 1673 tra il Conte Massimiliano Spinola ed i signori Bernardo Rimbolli e Giovanni Mistura di Livorno, nel quale questi confessano d’aver ricevuto dal primo luigini per il Levante dal 1662 al 1666. (Atti di Giovanni Ferrari nell’Archivio dei Notai).