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Detti mobili furono lasciati appresso il fu Cap. Paolo Guano che promise custodirli, e darne conto, nè si vede qual conto nè qual fine abbia avuto detta roba.

Quello poi della Zecca che fu eretta in questo Castello fu pure fatto, per quanto si asserisce nel titolo di detto inventario, d’ordine di V. E. li 24 febbraio 1670.

Contiene quantità di attrezzi concernenti alle Zecche ed altri mobili, i più principali consistono in tre torchi di bronzo, in rami, tre mantici di vacchetta, dodici strapunte, dodici coperte, una cassa di biancheria. Le coperte e strapunte, e biancheria erano appresso del fu Cap. Gio. Revaletto Guano, il resto non si spiega appo di chi restasse, solo che poi li 24 settembre 1670 si spiega sotto detto inventario, che d’ordine, ed alla presenza di V. E. furono riposti gli utensili di ferro, bronzo, ed altri mobili più abili a batter monete in una stanza col fine di metterli in luogo sicuro, che non fossero maneggiati da alcuno, ed alla presenza di V. E. ed altre persone fu serrata detta stanza, e poi col solito sigillo dell’E. V. sigillata in cinque luoghi con cera rossa, e la chiave di detta stanza fu consegnata al S. Girolamo Contardi, che si obbligò di consegnarla quando ed a chi gli fosse stato d’ordine dell’E. V. ordinato.

Non si vede poi che sia eseguito altro, nè come sieno stati levati i mobili a risalva di quanto ho umiliato all’E. V. con lettera dei 25 del passato settembre ritrovasi nel filo civile del 1671 in 1673 n. 146 e 147, ove fu ordinato il rilascio di detti mobili al fu Cap. Gio. Revaletto a risalva del torchio di bronzo in cui la Camera di V. E. conseguì pagamento con che dovesse pagare alla fu Illustrissima Signora Maddalena Lomellina ava materna di V. E. pezzi 250, ma in atti, non si vede che sieno stati, nè come sieno levati detti mobili, nè dal Castello, nè dalla Zecca di Lacchio.

Questo è quanto per ora ho da umiliare all’E. V., il che fo ora per non dar maggior ritardo a rispondere, non mancherò però di proseguire le diligenze, e se accaderà di ritrovare di più, che