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54 CANTO


LXII.


Fassi allungare il collo ai Litiganti,
     Ogni lite si manda all’infinito
     Del verbo solvo, e dassi per contanti
     La ragione a chi fa miglior partito;
     Giocano molti al Giudice davanti,
     Tien la Giustizia poi banco fallito,
     Con fare alfin con chi si sbriga presto
     Ammassa, toppa, tengo, vada il resto.

LXIII.


E voi, che di superbi, e d’ambiziosi
     Pensieri ogn’ora il vostro cuor nutrite,
     Mentre i posti più degni, e più gloriosi
     Con arrogante presunzione ambite;
     L’esser d’ingegno alquanto spiritosi
     In fumo andar vi fa come acquavite;
     Eppure un dei più gravi fu stimato,
     Benchè di fumo sia questo peccato.

LXIV.


E se saperne la cagion volete
     Leggete i Santi Padri, e la Scrittura,
     Dove il gran fatto appieno troverete
     Dell’Angel più perfetto di natura,
     Che in farsi uguale a Dio, come sapete,
     Divenne la più trista creatura,
     E le Angeliche Squadre insuperbite
     Fece cader dal Cielo in grembo a Dite.