Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 37 — |
nici rigettati dal ghiacciaio distrussero il secolare bosco che era cresciuto sul lato esterno. Lo stesso autore informa pure che nel 1821 il ghiacciaio Dent de la Forclaz nel Vallese copriva per intero una specie di ponte in pietra che secondo sicure testimonianze era stato veduto completamente libero ancora una ventina d’anni prima. Secondo alcuni questa antica costruzione doveva servire di acquedotto per condurre l’acqua ai pascoli dell’alpe di Chamosenze: secondo altri, era un vero ponte costruito per condurre il bestiame dall’alpe Chamosenze ai pascoli, successivamente ricoperti dal ghiacciaio che esistevano sull’opposta sponda del torrente glaciale. Qualunque sia stato l’uso a cui dovette servire questo ponte è certo che se esso è stato costruito non si doveva ritenere che il ghiacciaio potesse un giorno distruggerlo e per conseguenza la fronte doveva essere molto arretrata.
Il ghiacciaio della Brenva all’epoca del grande aumento del 1820, oltre ad ostruire la strada che risale la val Veni, aveva abbattuto sul fianco destro degli enormi larici che secondo Venetz avevano un età non minore di 300 anni comprovando che il ghiacciaio da almeno 2 o 3 secoli non aveva più avuto un così grande sviluppo. Il ghiacciaio per di più premendo fortemente contro lo stesso fianco vallivo aveva disturbata la compagine delle roccie calcaree sulle quali era costruita la Capella di N. D. de Guérison, determinando la sua caduta in rovina [94].
E così ancora, il Castiglioni ricorda a proposito del ghiacciaio Malavalle nelle Alpi Breonie che «una descrizione omonima apparsa nel suo Tirorelboten 1825», nel dare notizie del progresso del secondo decennio del secolo scorso dice che mentre «nella parte alta rimanevano sommersi dal ghiacciaio, sempre più gonfio, vari spuntoni di roccia e passaggi ben noti ai cacciatori di camosci», più a valle «era andato distrutto da più di cento anni tutto il magnifico alpeggio per vacche e pecore chiamato die Schöne» [13].
Tutti i fatti sopraricordati vengono ampiamente a confermare che nei secoli immediatamente precedenti i ghiacciai dovettero mantenere uno sviluppo alquanto minore a quello verificatosi durante i citati progressi. Del resto i già menzionati scoprimenti di grossi ceppi avvenuti in quest’ultimo cinquantennio presso le fronti glaciali vengono a loro volta pienamente a comprovare che le masse glaciali anteriormente al XVII secolo dovettero avere uno sviluppo ancor più piccolo di quello attuale che pur si presenta già tanto ridotto rispetto all’enorme sviluppo avutosi anteriormente alla metà del secolo scorso.
Altre notizie già menzionate da diversi autori meritano ancora di essere enumerate se pur succintamente perchè i relativi fatti non potrebbero venire giustificati se non ammettendo una molto minor estensione nei ghiacciai.