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Qualche cosa di simile, sebbene non perfettamente analogo, si è verificato a Macugnaga sotto il Belvedere. È notorio, e vari documenti notarili la comprovano, che tutta la regione cosidetta delle Burcke era coltivata a prati ed a campi. È bensì vero che quanto non distrusse il ghiacciaio durante il progresso del 1820, lo fece in scala molto maggiore la grande alluvione del 1868, ad ogni modo la loro esistenza comprova indirettamente che le fronti del ghiacciaio di Macugnaga dovevano trovarsi in precedenza molto più lontane di quanto non siano oggidì.
Il can. Rivaz (Documents diplomatiques) ha trovato negli archivi del Comune di Bagnes l’atto di un processo tra il detto Comune e quello di Liddes relativo ad una foresta, situata nel territorio di Bagnes e del quale Liddes rivendicava la proprietà. Questa foresta non esiste più. Sembra che la relativa località sia ora occupata dal ghiacciaio.
Ancor più interessante è il caso ricordato da Heim di alcune miniere d’oro e d’argento negli Alti Tauri, già citate da Polibio, la cui coltivazione, che era fiorentissima nel Medio Evo andò di molto scemando nel XVI secolo perchè l’entrata delle gallerie superiori era stata ostruita dal ghiacciaio. Una di queste entrate nel 1570 trovavasi già coperta per 20 m. dal ghiacciaio e nel XVIII secolo da 100, ed ancora da 40 nel 1875 allorchè il ghiacciaio aveva già di molto diminuito. Anche le relative costruzioni vennero ricoperte dal ghiacciaio ricomparendo in parte, ma per poco, nel 1770. Soltanto dopo la grande diminuzione della seconda metà del secolo scorso alcune di esse ritornarono a giorno, ma altre risultarono sempre nascoste
Un fatto analogo si sarebbe verificato nella valle di Chamonix dove il paese di Argentière avrebbe preso il nome da una miniera d’argento successivamente ricoperta dal ghiacciaio. Riferisce Bourrit [8, 9] che secondo le vecchie tradizioni 200 anni prima del 1600 la fronte del ghiacciaio trovavasi ancora molto lontana dal paese e non avrebbe ancora del tutto ricoperta la miniera.
Deduzioni non meno interessanti si possono pure trarre sull’anteriore stato del ghiacciaio dell’Unteraar da uno schizzo pubblicato dall’Altmann [3] e dovuto al medico Cappeler che lo disegnò probabilmente sul principio del XVIII secolo; nonchè da una relazione — pubblicata dal Wäber [95, 96] — che il Märki fece nel 1721 sulla scoperta della grotta dei cristalli avvenuta 3 anni prima. Da essi si deduce che il ghiacciaio ebbe nella prima metà del XVIII secolo uno sviluppo molto ridotto. E se tale sviluppo fu allora minore nonostante il ben noto grande progresso del XVII secolo, bisogna ammettere, come ben dice il Kinzl, che esso fosse più ridotto ancora nei secoli precedenti. A tale conclusione si è anche condotti perchè i nativi avevano assicurato al Cappeler che il ghiacciaio era sempre andato aumentando senza alcuna interruzione abbattendo un bosco, ricoprendo anche parecchi bei pascoli sì da costringere a portare più in basso le casere. Kastho-