Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/101

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Quel guerrier si rimira immoto starsi
260Al suon di tanti plausi e in muto aspetto
Ritrarre altrove il piè, quasi sul core
Una tal gli si aggravi ombra d’affanno
Che non la puote dissipar trionfo,
O tal dentro il consumi aspro tormento
265Per cui di gloria tutta luce è scura.
Infelice garzon! tale pur troppo
È il tuo dolor che la speranza istessa
Allevïar nol puote, od il terrore
Di quante ha il mondo disperate angosce
270Accrescerlo pur dramma; è sul tuo core
Un’atra, grave, gelida quïete
Cui nulla move o colorisce o scalda
A quella guisa che del sirio lago
Sulla faccia brillar puote il mattino,
275Puote l’estate spargere il suo riso,
Ma tutto invano, chè quell’onda è morta.
Cori vi furo, è ver, su cui de’ mali
Tutto il peso versossi; oh! ma que’ cori
Temprati furo a sopportar gli affanni
280Da lunga prova, e non restaro oppressi.
Ma sul tuo core subitano e forte
Venne il dolore e venne in tal momento
Quando tutto parea riso di cielo