Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/109

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Quella luce improvvisa, eransi fermi
460Per lo stupore, ed obblïato il rombo
Avean del tamburino onde contati
Erano i passi che la notte segna;
Côlte in tale stupor dall’inattese
Armi nemiche, caddero trafitte,
465E in ululi di morte il loro estremo
Segnal mandaro. — «Il brando ora volgete
A quelle lampe, o prodi; ivi risorge
Il padiglion del re; la vostra spada
D’esti imbelli nel sangue oh! non macchiate.
470Ma volgetevi là dove riposa
Il califfo dormendo; — avanti! avanti!
Deh! possa or qualche avventurosa spada
Recar salute all’universo intero!»
     Disperata è la zuffa e qual s’appicca
475Quando l’evento della pugna è tale
Che l’intiero destin libra e governa
De’ combattenti. Ma la sorte ha vôlto
Al profeta le terga; in breve istante
Mille spade nudârsi ad incontrarli
480Fra quell’ombra lucente, e mentre orrendo
Tuona il cozzo dell’armi, ecco novelle
Legïoni sorgiugnere affollate,
Come soglion le pecchie a sciami a sciami