Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/114

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De’ combattenti la vorace spada.
585A mane, a sera invano egli protende
Il guardo impazïente alla pianura
Donde spera che l’armi a lui promesse
Delle torme selvaggie, e degli alpestri
Tartari all’uopo suo rechino aita;
590Ma non venner quell’orde: — intanto i fieri
Nemici suoi saettano novelle
Armi di morte, sconosciute in pria:
Giavellotti, che, mentre alto per l’aura
Trascorron fiammeggiando, una vorace
595Pioggia di foco gittano sull’oste
Quale di Nafta la fontana erutta;
E paiono, volando infra la fosca
Ombra notturna, que’ selvaggi augelli
Che spesso i maghi nell’allegre sere
600Delle feste del foco han per costume
Ridar liberi al cielo, alle larg’ale
Recanti avvinte luminose faci.
Tutta notte s’udîr gemiti ed urli
De’ sciagurati che periro ancisi
605Da quei dardi letali, e veramente
Da quella fiera piova alcun non v’era
Schermo o riparo, chè per tutto il foco
Piovea dirotto in dilatate falde.