Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/31

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Onde bella s’offria, parvero all’empio
460Malìe potenti a soggiogar gli spirti
Di sue genti devote; ed ei con arte
E con incanti dall’inferno appresi
La credula deluse ora col buio
Di terribili scene, or colla luce
465Di gioconde sembianze a tal che, spinta
Nel suo travolto immaginar per torta
E tenebrosa via, la sciagurata
Si diede in braccio a voluttà che solo
La sua tristezza alimentar dovea.
     470Era il fin d’un banchetto; ivi congiunti
Il canto e il suon le avean mirabilmente
All’orecchio ed al cor pinta la gioia
De le sfere celesti a cui rapita
Un giorno anch’essa, e d’ogni labe astersa
475Del dolce Azimo suo sposa perenne
Avrìa lieta e beata ogni desiro
Spento nel riso dell’eterna pace,
Quando da tai pensieri inebbrïata
Il reo profeta per occulte vie
480Seco la trasse alla magion dell’ossa.
Van per quelli di morte avvolgimenti
Da poco lume rischiarati, e mentre
Oltre muovono i passi, esterrefatta