Pagina:Moore - Il profeta velato, Torino, 1838.djvu/84

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Infra gli amplessi tuoi potea la colpa!
Ma tu piangi per me — tu piangi? — oh gioia!
Lascia deh! che d’un bacio io ti rasciughi
Quella stilla dall’occhio — ah! maledette
730Son le mie labbra, nè toccar ti denno.
Una sola carezza, un sol momento
Di fortunato obblio, ch’io mi godessi
Fra le tue braccia, mi saria tesoro
Che la memoria serberia gelosa
735Nell’anima sepolto insino a morte.
Ma tu devi partirti — eternamente
Di quì partirti; questo loco è tale
Che a te si disconviene; ah! no; restarti
Tu quì non devi; se palese in parte
740Io ti fessi l’orrore — oh! la tua mente
Strazïata saria quale dapprima
La mia si fu quando quì venni, ed io
Sarei di nuovo a vaneggiar condotta.
Basti il saper che quì regna la colpa,
745Che cuori, un giorno puri, ora macchiati,
Ammortiti, spezzati a lei son pasto,
Che noi siamo divisi, e che fatale
Scorre fra l’alme nostre una fiumana
Per cui resto da te remota tanto
750Quant’è dal ciel l’inferno, eternamente!»