Pagina:Morandi - Origine della lingua italiana.djvu/33

Da Wikisource.

della lingua italiana 21

l’opinione sostenuta tuttora da molti che il verso saturnio, usato dai Romani prima che applicassero alla loro poesia la metrica greca, non fosse a quantità, ma ad accenti;1 certo è che l’accento ebbe poi sempre gran parte ne’ metri specialmente de’ comici; ed è certo del pari che l’esistenza di una ritmica popolare romana ben distinta dalla metrica classica, ci viene attestata come cosa nota e comune, e quindi sicuramente non recente, nientemeno che alla metà circa del quarto secolo, da un passo attribuito a Mario Vittorino: “Metro quid videtur esse consimile? — Rhythmus. — Rhythmus quid est? — Verborum modulata compositio, non metrica ratione, sed numerosa scansione ad judicium aurium examinata, ut puta veluti sunt cantica poetarum vulgarium.„2 Che poi anche il verso principale delle nuove lingue, il nostro endecasillabo,3 provenga dal latino, è un’altra questione; giacchè l’origine di ciascun verso in particolare può esser differente da quella de’ dati fondamentali del sistema ritmico a cui è congiunto. E gli argomenti

  1. Crf. Zambaldi, Metrica greca e latina; Torino, 1882; pag. 343-44.
  2. Crf. Rajna, Le Origini dell’Epopea francese; Firenze, 1884, pag. 513-14.
  3. Poichè nella pronunzia tutte le parole francesi finiscono con una sillaba accentata, il verso eroico francese è riuscito un endecasillabo tronco (decasillabo), e perciò la sua somiglianza col verso corrispondente delle lingue sorelle si avverte meglio, appunto quando anche questo è tronco:
    Un sol nouveau remplace le premier. (Parny.)
    E com’albero in nave si levò. (Dante.)
    Sus rayos lanza moribundo el sol. (De Espronceda.)
    Que todo se desfaz em puro amor. (Camoens.)