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ma pare quasi un miscuglio di tutte le nuove lingue; pare che non sia ancora risolutamente nessuna di esse, quantunque non sia più neppure il latino:

   Come procede innanzi dall’ardore
Per lo papiro suso un color bruno,
Che non è nero ancora, e ’l bianco muore.1

Il fatto però non recherà maraviglia a chi ripensi che più i rami sono vicini al tronco, e più si somigliano tra loro, e più somigliano anche al tronco stesso. Più invece se ne staccano, e più vanno acquistando ognuno caratteri propri. Già il gran Muratori, a proposito di questo medesimo documento, notava che la lingua francese era di certo molto più somigliante allora che adesso alla nostra italiana;2 e, bisogna aggiungere, tutt’e due somigliavano, assai più che non ora, alle altre lingue sorelle, e tutte quante poi somigliavano più anche al latino. Perciò il Littré potè tradurre assai poeticamente, benchè quasi alla lettera e con lo stesso numero di versi e molto spesso anche con le stesse rime, tutto l’Inferno di Dante in francese antico.3

    accentato in dunat, il t di terza persona del presente conservato nello stesso dunat, in fazet, ecc.

  1. Dante, Inf., XXV.
  2. Diss. cit., col. 457
  3. Eccone un piccolo saggio: