Pagina:Moretti-Il Castello di Milano e i suoi Musei, Tipografia Umberto Allegretti, 1903.djvu/9

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dette di Ferrante Gonzaga, ed essendosi trovato opportuno di conservare al Castello la sua originaria disposizione di difesa esterna e interna, si stimò necessario di deformare la linea della cinta in corrispondenza al Castello creando quella caratteristica insenatura che, incominciando dell’angolo dell’attuale Porta Volta formava poi la famosa tenaglia da una parte e, dall’altra, la lunetta di porta Vercellina (ora Magenta).

Nel 1355, morto Matteo Visconti, Milano fu divisa tra i fratelli suoi Galeazzo II e Bernabò. — Questi ebbe la parte orientale della Città e tosto eresse un Castello sullo spazio ora occupato dall’Ospedale Maggiore; mentre Galeazzo II, deciso alla sua volta di inalzare un Castello, lo fabbricò a cavaliere della mura di Azzone, comunicante cioè ad un tempo con l’interno e coll’esterno della Città, scegliendo la posizione detta di Porta Giovia, dal nome dell’antica porta romana. Però, siccome Galeazzo II soggiornava di preferenza in Pavia, è facile supporre come nel Castello da lui eretto in Milano dovesse specialmente prevalere il carattere di costruzione militare, destinata a rappresentare più che altro una materiale affermazione di dominio.

Morto Galeazzo II (1378) gli succedeva tosto il figlio Gian Galeazzo, il quale, impossessatosi a tradimento anche della parte di città spettante a suo zio Bernabò, si rese unico signore di Milano. Giovanni Galeazzo, munifico fondatore, o, quanto meno, efficace cooperatore della fondazione del Duomo di Milano e della Certosa di Pavia, principe avveduto e ambizioso, che mirava al dominio dell’intiera Italia, non si disinteressò del Castello costruito dal padre suo; lo ampliò e cominciò a renderlo, al pari del Castello di Pavia, atto alla residenza ducale.