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Dopo questo secondo ritrovamento sappiamo che Moro in realtà scrisse almeno novantasette messaggi, tra lettere, biglietti e testamenti. Questi dati numerici rivelano quanto sia stato importante un aspetto sovente trascurato, ossia quello della censura e della manipolazione messa in atto dai brigatisti che non solo distribuirono i messaggi con un’accorta e selettiva strategia di recapiti privati e pubblici, ma, su quasi cento messaggi, ne resero noti soltanto quattro e in via riservata meno di un terzo. I carnefici non raccontano mai nulla, aveva sostenuto Italo Calvino, e infatti Mario Moretti, nel corso di un’intervista rilasciata a Carla Mosca e Rossana Rossanda nel 1993, potè continuare a dichiarare serafico: «Noi abbiamo reso pubblico quasi tutto quel che [Moro] scrive, le poche volte in cui non è stato così è perché inoltrare le sue lettere è rischiosissimo [...] Del resto perché avremmo occultato qualche lettera?»1.

Nonostante esistessero già alcune edizioni degli scritti di Moro dalla prigionia, in alcuni casi pregevoli2, il primo obiettivo del mio lavoro è stato quello di compiere un nuovo e autonomo esercizio di trascrizione di tutte le lettere finora conosciute e di definire una cronologia di stesura dei diversi messaggi da parte del loro autore. Ho scelto quindi di valorizzare il tempo interno del prigioniero e non quello dei brigatisti — che sapevano il momento in cui erano scritte le lettere, ma decidevano loro se e quando recapitarle — o quello esterno dei destinatari, che soltanto all’atto del ricevimento si potevano formare un’idea della vicenda attraverso di esse. Avremmo potuto dare la preferenza al momento del recapito, attraverso una distinzione fra le lettere giunte a destinazione e quelle censurate dai brigatisti, ma abbiamo voluto concentrarci sul Moro autore per due motivi. In primo luogo, ci è sembrato il modo più efficace per dare conto dell’effettivo costruirsi e fluire del suo pensiero e finalmente consentirne una lettura il più possibile lineare: aggirando l’interdizione imposta dalle Brigate rosse che impedirono volutamente quel tipo di fruizione ai tempi del sequestro; ma anche quelle ragioni di riservatezza o di opportunità che indussero i famigliari e alcuni esponenti politici destinatari delle lettere a renderle note in tempi e modalità diverse, spesso a distanza di anni dal loro ricevimento. In secondo luogo, nelle intenzioni dell'autore queste lettere furono pensate e prodotte in modo unitario e consequenziale: provare a ricostruire quest’ordine spezzato dagli altri contro la sua volontà ci è parso il modo migliore per restituire a Moro, dopo trent’anni, un’identità negata. Una scelta che è anche una

  1. Cfr. M. Moretti, Brigate rosse. Una storia italiana, intervista di C. Mosca e R. Rossanda, Anabasi, Milano 1994, p. 149
  2. Ad esempio A. Moro, L’intelligenza e gli avvenimenti. Testi 1959-1978, introduzione di G.L. Mosse, note di G. Baget Bozzo - M. Medici - D. Mongillo, a cura della Fondazione Aldo Moro, Milano, Garzanti, 1979; Il memoriale di Aldo Moro rinvenuto in via Monte Nevoso a Milano, a cura di F.M. Biscione, Roma, Coletti, 1993; «Il mio sangue ricadrà su di loro». Gli scritti di Aldo Moro prigioniero delle Br, a cura di S. Flamigni, Milano, Kaos edizioni, 1997; A. Moro, Ultimi scritti, a cura di E. Tassini, Edizioni Piemme Pocket, Casale Monferrato, 2003.