Pagina:Moro - Le lettere di Aldo Moro dalla prigionia alla storia, Mura, Roma 2013.djvu/27

Da Wikisource.

26


La complessità di queste scritture non è data solo dalla loro eterogenea morfologia, che già di per sé richiede un’articolata esegesi, ma dai movimenti di ciascuno di questi documenti dal momento della loro creazione alla loro attuale destinazione (in qualche caso non identificata) e, per molte di quelle scritture, dalle modalità del loro inabissarsi. Non solo, dunque, la natura del corpus documentario, ma pure il suo formarsi e i suoi vuoti sono parte integrante della sua interpretazione: la sua esegesi non può prescindere dai legami intrinseci (il contenuto) ed estrinseci (la forma, la modalità di trasmissione, i supporti, gli inchiostri, la grafia, le sottolineature, la numerazione dei fogli) di ognuno dei singoli documenti con ognuno degli altri e con l’insieme inteso come un unicum. E tale insieme è quanto di più ermetico e tortuoso sia stato prodotto nella seconda metà del Novecento italiano. Condizione necessaria per comprendere pienamente il testo e il sottotesto delle scritture di Moro nei giorni del sequestro è la ricostruzione di quei legami. Uno dei compiti degli archivisti storici è sempre questo, per tutto l’immenso patrimonio documentario del nostro Paese, il primo del mondo. Per interpretare compiutamente queste fonti occorre mettere in campo un lavoro filologico, archivistico, storiografico di grande momento: il meglio della nostra tradizione, perché tali fonti sono testimonianza di uno dei passaggi cruciali della nostra storia. La conversione in beni culturali di questo preziosissimo corpus, di cui le lettere qui presentate sono il primo nucleo, ne fa la base per la libera ricerca: un compito scientifico, non meno che civile, possibile solo con un’ampia sinergia di forze, a partire dal molto che è stato già compiuto.

Gli originali conosciuti, che riguardano le sole lettere, sono dunque la parte minore dei manoscritti di Moro1 e solo alcuni di tali originali sono rintracciabili tra le carte processuali della Corte d’Assise di Roma. Era presente nel fascicolo anche la lettera a Bettino Craxi, allora segretario del Partito socialista, che ne chiese la restituzione, ottenuta nel 19842. Del memoriale è presente nel fascicolo della Corte d’Assise la sola riproduzione fotostatica delle fotocopie sequestrate a via Monte Nevoso: non dunque la fotocopia originale, ovvero quella realizzata dai terroristi sulle scritture di Moro, che per competenza dovette essere inviata alla Procura di Roma.

L’accordo del 2011 tra l’Amministrazione archivistica e il Tribunale Ordinario di Roma, titolare dell’archivio della Corte d’Assise, per il versamento anticipato3 è solo all’inizio della sua attuazione e si inserisce nel quadro di altre importanti iniziative dello stesso tipo, a Milano e a

  1. Cfr. M. Gotor, infra, p. 38; Id., La possibilità dell’uso del discorso nel cuore del terrore: della scrittura come agonia, in A. Moro, Lettere dalla prigionia... cit., 2009, pp. 223-251.
  2. A. Moro, Lettere dalla prigionia... cit., lettera n. 52.
  3. Ai sensi del dlgs 42/2004, art. 41, comma 2, che prevede il versamento di atti non ancora esauriti da quaranta anni «quando vi sia pericolo di dispersione o di danneggiamento, ovvero siano stati definiti appositi accordi con i responsabili delle amministrazioni versanti».