Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/207

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la propria causa teneva posto e vece di una Commissione tecnica o giudiziaria, cioè di un Tribunale secondo le proposte più recenti in riguardo all’eutanasia autorizzata. Non si conosce se vi siano stati casi di negato consenso; ma se ne può dubitare, tanto era fra gli Antichi, pur civilissimi, il disprezzo della morte e l’impassibilità con cui si assisteva allo spettacolo dei morienti. La bella e voluttuosa Cleopatra, prima di farsi mordere dall’aspide venefica, aveva fondata in Egitto con Marco Antonio una strana Accademia dei “Conmorienti„, il cui còmpito precipuo era di fare esperienze, secondo quanto ce ne scrisse Plutarco, sul modo più spiccio e men doloroso di morire.

Contro chi si procura la morte colle proprie mani la Civiltà moderna non sancisce pene come in passato, neanco proietta sentimenti di disprezzo o di orrore: sul corpo del suicida scende il più delle volte una parola comune di pietà e persino di simpatia, sia che la morte ei l’abbia voluta per liberarsi da mali fisici e morali, sia che vi si sia deciso per togliersi al rimorso e alla vergogna di una colpa. Perfino la Chiesa ha smessa l’antica animavversione verso i colpevoli di autochiria, e con qualche pretesto non ne esclude i cadaveri dal sacro recinto dei morti. La sua indulgenza ha adottata una formula nettamente psicopatologica; si suppone che ogni suicida abbia compiuto un atto di follia, e con questa discolpa postuma