Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/240

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Concludiamo: — Un incurabile, un sofferente non potrebbe essere soppresso eutanatisticamente senza il suo consenso, per poco che possegga ancora barlume di consapevolezza; ma nè la famiglia, nè la Società possono essere assicurate sul valore intrinseco della domanda, e troveranno sempre medici restii ad effettuarne la soppressione. Per gli incoscienti, alla loro volontà supplirebbe quella dei parenti e dello Stato; ma già basta enunciare questa facoltà per vederne la terribile responsabilità e i possibili abusi. Nè vale il confronto colla pena di morte inflitta ancora da molti Codici di popoli civilissimi ai criminali più feroci. Anzitutto, è discutibile se la Società civile debba continuare a godere di questo diritto sulla vita individuale i popoli più avanzati e liberali, Italia informi, hanno abolito il patibolo, e tutti i criminologi più modernisti lo hanno in obbrobrio: col tempo non vi sarà più pena di morte in nessun Paese veramente civile. D’altra parte, esiste sempre il terribile dubbio di un errore diagnostico e prognostico. Una Umanità veramente superiore penserà a prevenire il delitto e la malattia, non a reprimere nel sangue nè a curare il dolore colla morte.