Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/282

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prenderà qual piccolo incidente sia la sua miseria particolare nell’immenso, desolante spettacolo delle miserie umane; e come siano ben più da compiangere coloro la cui malattia abbia per corteo la fame, il freddo, le privazioni, la solitudine. Se il cliente è ricco, quello è il momento per fare appello alla sua generosità... Ma per la grande maggioranza degli ammalati, il mezzo più sicuro per smuovere i loro buoni sentimenti, è di dimostrar loro la più affettuosa devozione; sono le cure onde li si circonda; sarà l’assenza visibile di ogni ripugnanza per gli orrori della loro infermità...

“Così, come appare giusto, doppiamente giusto [oggi diremmo umano] il precetto anti-ippocratico di Hufeland e di Max Simon, i quali insistono sul dovere del medico di non abbandonar mai il capezzale di nessun infermo col pretesto della sua incurabilità!... Non v’è oggi affezione incurabile in cui non si possa congiungere all’efficacia dell’azione morale, ora suggestionatrice ed ora riconfortatrice, quella più diretta e sicura d’alcuni agenti terapeutici contro il dolore; numerosi analgesici e la siringa del Pravaz sono risorse quasi inesauribili„.

Non è inopportuno, poichè ho già citato un’opera del Maeterlinck in cui domina il pensiero dell’Oltre la Morte, concludere con uno spunto filosofico.