Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/62

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veramente “ragionato„ sarà solo quello che viene eseguito per un principio filosofico, per una fede religiosa, come facevano i seguaci di Egesia il Cirenaico, e, a quanto sembra dalle vecchie storie e leggende, i Pitagorici, i Cinici, gli Stoici, più tardi gli stessi martiri del nascente e contrastato Cristianesimo.

Tutta l’Antichità classica è piena di suicidî in tal modo “ragionati„; in realtà essi spettano pertanto all’eutanasia, alla “morte buona„ preferita al male fisico. Il Buonafede riferisce al suo Cap. VI, § 6°, di “coloro che si uccisero per malattie, e di alcuni fra questi, che il fecero assai tranquillamente e ragionatamente„, e ne dà moltissimi e illustrissimi nomi. Citiamo Aristarco, che si sanò in tal modo la sua idropisia; Erasistrato, cui parve insopportabile la cecità; Pomponio Attico, che preferì alla febbre l’autochiria; Silio Italico, che si liberò di un tumore maligno ricusando ogni cibo; Albuzio Silo, oratore dei tempi di Augusto, che vistosi diventar vecchio e acciaccoso, radunò il popolo in piazza nella sua Novara e, perorata la necessità di finirla, si lasciò morire d’astinenza; ciò che fece pure Cornelio Rufo ai tempi tempestosi di Domiziano. Anche Tullio Marcellino, amico di Plinio, che pur in età ancor giovine preso da “morbo non incurabile, ma lungo e molesto„, ubbidì alle persuasioni di uno stoico, e già indebolito dal male si fece consumare le forze a furia di bagni