Pagina:Morselli - L'uccisione pietosa (L'eutanasia), Torino, Bocca, 1928.djvu/68

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ma non pare che fosse appropriata al caso miserando di quei poveri militari appestati; nel medico dell’Armata di Siria, più del biologo, parlava lo specialista chirurgo, conscio fin d’allora delle vite salvate con sapienti tagli, o con previdenti legature vasali, o con restauratrici operazioni.

Se la Medicina, come Igiene, si propone di conservare la salute e, come Terapia, di restaurarla, nel che si esauriscono tutti i suoi sforzi, dato pure che a tale programma sacrosanto non corrisponda sempre il suo potere, è dubbio assai che in caso di morte imminente essa possa tardarne molto l’avvento, possa poi “allungare la vita„ in forma sodisfacente restituendole qualche po’ del benessere derivante dalla sua attività funzionale. Io sono anzi quasi certo che contro quei mali inesorabili, che attentano alle fonti medesime della energia vitale nell’individuo, noi siamo del tutto impotenti. Non si vorrà certamente credere che delle iniezioni di muschio, di caffeina o di olio canforato (queste ultime venute oggi di moda in ogni evenienza ed usate talvolta senza criterio!), abbiano la forza di allontanare l’inevitabile momento. In un canceroso, in un tubercoloso corroso dai bacilli, in un dissanguato, in un paralitico all’ultimo stadio del marasma, quali mezzi possiede la Scienza medica per trattenere la fiamma vitale, più di quanto le concedano i miserabili poteri di un organismo in via di dissoluzione?