Pagina:Mozzoni - Del voto politico delle donne, Venezia, Visentini, 1877.djvu/25

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nali quando van facendo le loro evoluzioni da destra a sinistra e viceversa. È vero che quelle brave creature cavano i loro ragionamenti dalla testa e non dalle tasche.

Bisognerà aver amato la patria? Signori, leggete la storia d’ogni paese da Debora a Giuditta, da Clelia a Volunnia, da Giovanna d’Arco a Stamura, dalla Mauroiena e dalla Bobolina alla Mille Marckus, che oggi il governo serbo, con una gratitudine da governo, manda in esilio. E la storia d’Italia? Oh rileggetela dal 1848 al 1860!

Qual grado d’intelligenza sarà dunque necessario per l’esercizio del voto? – Ecco migliaia e migliaia di donne che hanno ottenuto patenti d’insegnamento. – Eccone una miriade che nubili, o vedove, maggiori secondo la legge, fanno i loro affari e vivono nella perfetta indipendenza, godendo senza scialaquo, amministrando senza errori, speculando senza storditaggine, facendo onore ai loro impegni, non dovendo nulla a nessuno. – Eccone migliaia che col lavoro, l’oculatezza, lo spirito pratico, si sono fatte un patrimonio. – Eccone altrettante che hanno salvato i mariti ed i figli da catastrofi economiche ed hanno ripiantata la casa, una e più volte rovinata. – Ecco madri che investite dell’esercizio della patria podestà nell’assenza, nell’interdizione, nella soppressione dei diritti civili dei loro mariti, o nella vedovanza, con le sapienti economie, con gli affari ben fatti, riporranno nelle mani dei figli a loro tempo, il retaggio paterno in ordine ed in aumento. – Ecco mogli, e molte pur troppo, che legalmente separate dai consorti, ebbero un voto di fiducia ben meritato nella consegna della prole, verso la quale han presentato maggiori guarentigie di moralità, di buon ordine, di savio indirizzo educativo. – Ecco una quantità di commerci e di industrie nelle cui vele soffia la fortuna incatenata dall’intelligenza pratica delle donne. – Ecco centinaia d’istituti educativi, prosperi e fiorenti condotti da donne. –