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clero da creature sue, le donne pressoché tutte educate nei monasteri, lo sterminato numero dei giornali di cui dispone il partito, l’influenza che esercita nello studio anche secondario e persino universitario, come a Louvain, farà duopo convenire che la formola del lasciar fare sarà ben presto predicata dal partito retrivo come vantaggiosissima sostituzione alla sovranità dispotica per la grazia di Dio.
Non è a stupire se, in un paese in cui lo svolgimento connaturale alle libere istituzioni trovasi come asfissiato sotto quella specie d’impermeabile che è la pressione oscurantista, la vita del pensiero non si trovi su di un terreno omogeneo. Infatti la donna non prese colà alcuna parte alle idee che preoccupano così legittimamente le donne d’altri paesi. Le pochissime che attirano l’attenzione, sono dedite alle arti, balocchi piacevoli ed innocenti, permesse dai confessori e rispettate dal Sillabo.
Infatti Maria Felicita Moke Pleyel percorse l’Europa dando concerti nei quali fu applaudita come pianista eminente — Janny Geefs si distinse nella pittura — Luisa Stappaerts, Madama La Motte, e madamigella Poulet si fecero un nome nella poesia. Ma Zoè Gatti di Gamond che nelle sue lettres sur la condition des femmes au XIX siècle si elevò alla sfera filosofica, sembra rimasta tuttavia sola.
La Olanda, la cui corona comitale non era vietata alla fronte femminile, dopo avere obbedito a