Pagina:Muehlon - Dal diario d'un tedesco, Milano, 1918.djvu/23

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crede che esista ancora un’armata francese intatta. Io ho la convinzione che la Francia non può cadere. La sua salvezza verrà. Dai tedeschi non può certo aspettarsi alcuna pietà. Oggi persone serie ed influenti dicevano in mia presenza, che l’impero tedesco deve aggregarsi tutto il territorio da Calais a Marsiglia. La popolazione dovrebbe essere cacciata, se non emigrasse spontaneamente o non si dichiarasse favorevole ai tedeschi. Alcuni credono anche, che la Francia si staccherà dall’Inghilterra, e, per salvarsi, marcerà colla Germania contro l’Inghilterra, l’antica nemica del continente. Ma costoro sono sciocchi. La Francia non è calcolatrice come i tedeschi e non vende i suoi sentimenti.

Se i tedeschi, o, più esattamente, i prussiani, fossero del tutto diversi da ciò che sono, si potrebbe augurar loro, una volta che c’è la guerra, la vittoria sull’Europa e l’onore della sistemazione dei futuri rapporti internazionali. Noi tutti in Europa aspettiamo colui che appiani infine le eterne lotte e porti pace e concordia. Poichè il salvatore non è venuto dall’alto, i popoli avevano cominciato ad avvicinarsi tra loro, nella speranza che esso salisse dal loro profondo. Ma quale trionfatore e dominatore occorrerebbe, per riunire l’Europa! Egli dovrebbe avere la potenza illimitata di prendere tutto per sè, di tenersi tutto per sè, di lasciar sussistere l’ingiustizia, di distruggere la giustizia, e dovrebbe essere di tal natura, da non voler nulla per sè, da distribuire tutto come il suo spirito illuminato creda meglio, da creare con bontà un diritto più perfetto, da diminuire le ingiustizie allontanando ogni predominio ed ogni differenza, per quanto è possibile nell'epoca nostra. Se la Francia fosse vinta, dovrebbe essere sollevata più in alto con nobile amore, riavere la sua indipendenza e i suoi fratelli perduti, dovrebbe mantenere tutta la sua grandezza e la sua importanza spirituale, dovrebbe respirare più superbamente e più liberamente, dacchè nessuna minaccia la offusca, nessun pegno la opprime. Non altrimenti dovrebbe essere per gli altri popoli. Le barriere doganali dovrebbero cadere, l’aggio essere soppresso come tutto ciò che divide e rende stranieri. A un simile autocrate, che con potenza, bontà e saggezza priva se stesso per far giustizia agli altri, i popoli ancor oggi si sottometterebbero. Essi saprebbero che egli è pronto a rinunciare al suo potere appena esso non sia più necessario, e non continuerebbero a lottare colle proprie forze divise per il bene, invece di riceverlo dalla sua mano potente.