Pagina:Muehlon - Dal diario d'un tedesco, Milano, 1918.djvu/25

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perchè si era ancora sparato sui soldati; che il vice governatore della città cercava invano un ufficiale responsabile con cui discorrere del modo di salvare la città e di procurarle i viveri; che migliaia di donne e fanciulli piangenti fuggivano dalla città al largo senza saper dove andare; che centinaia di persone gridavano spaventate dalle case, chiedendo che cosa dovevano fare per non esser prese a fucilate, se dovevano lasciar le porte aperte, se dovevano restare nelle cantine o dove dovevano andare. Si legga del resto ciò che i nostri stessi informatori scrissero in questi giorni. E’ grottesco che ci sia un informatore, il quale dica, che la popolazione di Namur non ha patriottismo, che fraternizza indegnamente coi nostri soldati.

È cosa terribile, pazza, insensata. Abbiamo conquistato Namur, ma non siamo padroni della situazione, non vi riusciamo spiritualmente e moralmente. Non sappiamo distinguere tra una guardia civica e un franco tiratore, tra un casamento e una città, tra colpa e innocenza. Vogliamo vincere con tutti i mezzi, vogliamo riavere al più presto la nostra quiete. A questo scopo passiamo sopra ad ogni cadavere. “Necessità militare„ è la giustificazione che copre ogni orrore.

Ieri parlavamo di nuovo di queste cose terribili in un grande circolo di persone molto rispettabili. Non c’era alcuno fuori di me, che le disapprovasse. Nessuno pensa ad indulgenza, neppure verso il Belgio. I belgi sono soltanto nemici, l’origine della inimicizia si dimentica. Si gioisce perchè tutti i giornali debbono uscire colà in lingua tedesca dacchè fu istituito un governatore tedesco. Che la gente comprenda o no il tedesco, non importa. Dovrà impararlo. La notizia che un Zeppelin ha lanciato bombe sugli edifici pubblici di Anversa riempie di soddisfazione. Anversa è fortezza, quindi si ha il diritto di farlo; inoltre è utile spargere il terrore dove si può. Un generale scrive nel Tag: “Il Belgio è e rimane ora tedesco. Non già perchè noi vogliamo avere i due milioni di persone che vi abitano, no, essi possono andarsene; ma perchè ci occorrono i loro campi, le loro miniere, innanzi tutto le loro coste e i loro porti, per tenere a dovere gli inglesi„. Siccome io contestava queste affermazioni, mi si rispose ad una voce: È così, come egli dice. Giustissimo„.

Nessun dubbio che essi vogliono seminare solo odio e vio-