Pagina:Muehlon - Dal diario d'un tedesco, Milano, 1918.djvu/7

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L’omicidio dell’arciduca Francesco Ferdinando

e l’ultimatum austriaco alla Serbia.

Primi d’agosto 1914.

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Il 17 luglio mi trovai a Berlino per affari, e seppi da una persona molto bene informata quanto segue:

Immediatamente prima che l’imperatore intraprendesse il suo viaggio nel Nord, ebbe luogo a Berlino una conferenza cogli austriaci. L’imperatore dichiarò loro che egli stavolta sarebbe con loro a tutti i costi. Gli austriaci dichiararono, coll’approvazione del loro Governo, che avrebbero inviato entro otto giorni una Nota corazzata alla Serbia, la quale conterrebbe, con intimazione di risposta entro 48 ore, tutte le richieste necessarie per procurare rispetto e quiete all’Austria, cioè: punizione degli ufficiali serbi compromessi nell’omicidio, scioglimento di tutte le associazioni serbe, inoltre una serie di immediate soddisfazioni. Io ebbi l’impressione che il testo della Nota non fosse stato concertato; omissione certo pericolosa della diplomazia tedesca, visto il rischio che era in gioco.

Il Governo di Vienna aveva così carta bianca. La Germania doveva incondizionatamente approvare tutto quanto conterrebbe la Nota.

Qualche giorno dopo una eminente personalità mi comunicò di aver parlato di tale omissione al segretario di Stato agli Esteri suo amico. Questi gli disse, che si era bensì pensato di redigere la Nota d’accordo, ma che l’approvazione dell’imperatore era stata tanto rapida ed incondizionata, che non si era più potuto pensare a mettere innanzi da parte dei tedeschi esigenze o restrizioni. Infine riteneva anche il segretario di Stato, che la dichiarazione di non aver conosciuto la Nota potrebbe far buona impressione a Roma ed a Pietroburgo.