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56 Il Cristianesimo Felice

Popolazioni anche più numerose, o almeno a poco a poco si distruggono le famiglie Indiane con danno evidente della stessa Corona. E non è men lagrimevole il discapito della suddetta Religione in chi vi resta, perchè quantunque abbracciata da essi Indiani o punto non fruttifica, od anche va in nulla colla perdita di tante anime. Imperocchè occupati essi continuamente dalle fatiche nel coltivar le terre, e per lo più in paese lontanissimo dalle Chiese, non possono intervenire alla Messa, nè accostarsi a i Sacramenti, nè assistere alle istruzioni de’ Parochi, anzi bene spesso nè pur li conoscono. Di quella disgrazia partecipano ancora altre persone abitanti in esse lontane ville e terre al Servigio de’ Signori Spagnuoli, cioè i Negri, o vogliam dire i Mori, tutti ordinariamente schiavi, e i Mistizzi, cioè nati da genitore Spagnuolo, e madre Indiana, e vice versa; e i Mulatti, cioè nati da padre Moro, e madre Indiana, e vice versa. Certo è che non mancano i Padri della Compagnia di Gesù di scorrere ogni anno con carità e zelo inesplicabile per quelle Provincie e popolazioni, con far ivi le Sacre Missioni, amministrare i Sacramenti, e predicarvi la parola di Dio, non perdonando a fatiche e stenti incredibili per le lunghezze e difficultà de’ viaggi, e nè pure a spese di regali e limosine, che sogliono fare a quelle miserabili genti. Ma di questi Apostolici Ministri troppo è scarso il numero per sì gran messe. Non più che otto o dieci Collegi tengono quelli indefessi Operai della vigna del Signore nelle poche Città sparse per quelle vaste Provincie, e in alcuni d’essi non si contano se non sei Sacerdoti, ben’anche affaccendati nel loro ministero verso gli Spagnuoli abitanti nelle medesime