Pagina:Mussolini - Il mio diario di guerra, 1923.djvu/123

Da Wikisource.

benito mussolini 115

— Ma lassù non ce ne sono che settantaquattro contati da me.

— Si vede che i «disponibili» non sono di più. — Fra i cosiddetti «disponibili» c’è sempre qualche «imboscato» che «sbafa» la guardia; cioè, non la fa.

1° Marzo.


Notte di guardia alla trincea. Nevica. Sono sceso all’alba. Battaglia a pallate di neve. Giungono, verso mezzogiorno, alcune bombe austriache! Una vittima. Un alpino del battaglione Bassano. Lo portano in barella al posto di medicazione, ma ci restano un attimo. Brutto segno! L’alpino è mortalmente ferito. Sulla mulattiera c’è una striscia di sangue e di materia cerebrale. Padre Michele mi racconta che al 27° battaglione, che trovasi alla nostra destra, ci sono stati due morti e due feriti da pallottole delle vedette. Anche il tenente Rapetti è ferito, ma non gravemente.


Giovedì, 2 Marzo.


Stanotte di guardia. Neve. Neve. Sono ubriaco di bianco. Era con noi il capitano. Si è allogato alla meglio nella nostra tana, gocciolante da tutte le parti e ci ha letto moltissime pagine del libro del povero Lucatelli: Come ti erudisco il pupo. Mi sono divertito. Sull’alba il sonno mi ha preso. Per