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132 benito mussolini

cognizione. Siamo giunti sino al costone che per la sua strana conformazione viene chiamato «spina di pesce». In quel punto la neve è alta oltre dieci metri. Ha colmato gli scoscendimenti e formato una specie di pianoro.

Durante tutta la mattinata, violento duello delle artiglierie di medio e grosso calibro. All’una del pomeriggio ho ricevuto un ordine-fonogramma di intensificare la vigilanza e di lavorare attorno al «blockhouse» essendoci probabilità di un attacco nemico. Ci siamo messi immediatamente al lavoro.

Mentre le artiglierie ricominciavano il loro bombardamento reciproco, abbiamo scavato una trincea a destra e una a sinistra della ridotta. Qui opporremo la prima resistenza. Poi ci chiuderemo nel «blockhouse» che ha tante feritoie quanti sono gli uomini di guardia. La consegna è semplice e categorica. I «blockhouses» devono resistere a oltranza, sino all’ultima cartuccia. Abbiamo infatti un’abbondante dotazione di munizioni.

Il tenente ci ha detto:

— In caso di attacco, voi siete i «sacrificati» se i rinforzi non giungono in tempo. —

Posa di reticolati. Oltre i posti di vedetta, i fili di ferro dentato sono intricatissimi.

Il bombardamene nemico sul Volaja è durato sino a notte. Due granate sono cadute poco lungi da noi, ma senza scoppiare.

— Vigilare! Occhi aperti, stanotte, e orecchie spalancate! —