Pagina:Mussolini - Il mio diario di guerra, 1923.djvu/173

Da Wikisource.



Oltre il lago di Doberdò



30 Novembre.

Mi hanno detto che per ritrovare il mio reggimento debbo andare a Strassoldo. Parto da Udine alle 17. E’ sera inoltrata quando arrivo a Strassoldo. Paese deserto, poco piacevole. Per questo i soldati lo hanno ribattezzato: Tresoldi. E, forse non vale di più. Nessuno mi sa dir niente di preciso. Provo da dormire in una rimessa. Mi sprofondo nel fieno e trovo il sonno.

Più innanzi saprò qualche cosa di positivo. Me lo assicura un compagno di viaggio, che trovo lungo la strada. E’ un bombardiere, che porta al braccio il distintivo di «militare ardito». L’ha ottenuto — egli mi narra — per il coraggio di cui diede prova, sul monte Cimone, dopo lo scoppio della mina austriaca. Cammin facendo, il discorso cade sulla guerra.

— Hanno fatto male, gli austriaci, a dichiararci la guerra. Li ridurremo alla «mendicazione». — Al Comando di tappa mi mandano in una piccola località vicina. Strada lunga e pesante. Per fortuna c’è un grande sole.

Giungo ad Aquileja, città dalla eterna impronta