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scoppiare di mine. Sono i tedeschi che scavano le loro «tane di volpe», nelle quali, al momento buono, rimarranno sepolti. Ci sono delle trincee austriache che è impossibile ripulire, tanto sono piene di morti. Di qui il loro pazzo terrore delle nostre bombarde. Si dice che una volta ci abbiano gridato:

— Se voi non tirerete più con le vostre bombarde, noi non getteremo più i gas asfissianti. —


16 Dicembre.

Stanotte non ha piovuto. Miracolo! In compenso, le artiglierie hanno sparato vivamente, soprattutto la nostra, sino a stamani. Tempo incerto. Abbiamo avuto un paio di mutande, una camicia, un paio di calze. Tutta roba eccellente. Ci siamo cambiati. Stiamo meglio. Stamani, nei ricoveri, l’argomento della pace è in discussione. Ma la nota predominante è lo scetticismo, come al giungere della prima notizia. Qualcuno, però, ha già notato che stamani l’artiglieria tace. Sul nostro fronte, sì, ma laggiù, verso il mare, il cannone brontola cupamente. Soliti shrapnels distratti. Pomeriggio di nebbia. Freddo.


17 Dicembre.

Ieri sera, verso le sei, fuoco intenso e insolito degli austriaci sulla strada di Doberdò. I condu-