Pagina:Naufraghi in porto.djvu/175

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essa è la padrona ed io il servo. Uccellino di primavera, che colpa ne ho io se ti insulto? Non ti posso vedere, eppure mi fai pietà, ecco tutto. Oh, ascoltiamo ciò che predica questo prete che sembra un passero. Sì, un passero che canta sul nido, eccolo là.

— Fratelli, sorelle carissimi, — con quel molle dialetto logudorese che somiglia allo spagnuolo, diceva il giovinetto sacerdote agitando le piccole mani pallide, — la fede in Nostra Signora è la più sublime ed ideale delle fedi. Ella, la soavissima donna, figlia, sposa e madre di Nostro Signore, salì al cielo, radiosa e fragrante come una nuvola di rose, e siede gloriosa fra gli angeli e i serafini...

— Ecco là prete Elias, — pensava Giacobbe, volgendo verso l’altare i suoi occhietti obliqui che nella luminosità della chiesetta parevano di metallo, — eccolo là con le mani giunte, eccolo là quel prete di latte cagliato. Egli non sa far altro che predicar la bontà; eppure egli possiede i libri sacri e potrebbe fulminare la gente. Ah, se egli avesse minacciato Giovanna Era! Pare che egli sogni, adesso...

— ... nessuno mai disse di non aver ottenuto la grazia chiesta con vera fede a Nostra Signora Santissima. Ella, il giglio delle valli, la mistica rosa di Gerico... — proseguiva il piccolo predicatore, sporgendosi dal pulpito giallo.

— Non conclude niente, — pensò Giacobbe.

E la gente cominciava a stancarsi; le donne sparse per terra come ranuncoli e papaveri,