Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/107

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addio! 93


mi opprimevano, il soffitto mi sembrava una cappa di piombo.

Senza alcun preconcetto disegno presi, all’avventura, il viale dei platani, ed errai per qualche tempo sotto gli alberi sfrondati, finchè l’umido della notte, penetrando il leggiero tessuto della mia veste e immollandomi le ossa mi ricondusse insensibilmente verso casa.

Costeggiavo il muro di cinta sul quale si arrampicavano folte ghirlande d’edera, quando udii un fruscio vicinissimo a me e subito dopo una apparizione che mi gelò di spavento.

Il marchese mi stava davanti scongiurandomi di ascoltarlo.

Io volli gridare, volli fuggire, volli imporgli silenzio, ma non feci nulla, ed egli intanto mi dipingeva a vivi colori le sue smanie e i suoi delirii; mi ridisse cento volte t’amo e non so quanti baci impresse sulle mie mani che fredde ed inerti io gli abbandonava.

Finalmente trovai un filo di voce ed a mia volta tentai commoverlo col racconto