Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/63

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addio! 49


dolesse, non potei impedire al marchese di continuare con me la passeggiata sotto i platani. Ma giunti appena alla svolta del viale tentai svincolare il mio braccio mormorando:

— Perdonate, ho qualche ordine da dare in casa.

Egli mi trattenne per la punta delle dita, ma il suo sguardo fisso mi inchiodò al suolo.

— Signore — replicai — cosa volete da me?

Non rispose; il suo occhio limpido e profondo raggiava d’amore. Feci per allontanarmi; le forze mi mancarono... Volli parlare, volli muovermi — non so s’io caddi — certo egli tese le braccia per sorreggermi e mi strinse in un frenetico amplesso.

Tutto ciò ebbe la durata di un lampo. Il marchese si gettò a’ miei piedi, supplicandomi di perdonarlo.

— Siete voi pazzo? — è la sola scusa che potete addurre.

Così risposi; ma la mia voce tremava e ne’ miei occhi smarriti egli dovette leggere il turbamento del mio cuore.