Pagina:Neera - Addio, Firenze, Paggi, 1897.djvu/73

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addio! 59


stretta la mia sulle mie ginocchia — mi gettò tale sguardo che mi parve di essere sospesa sopra un abisso.


Oh! chi non le conosce queste vertigini dell’amore? chi non ha sentito, al lampo d’una pupilla accesa, vacillare i più saldi propositi e venir meno ogni eroismo di virtù?

Bisogna fuggire allora, fuggire, fuggire... ed io rimasi.

Rimasi accanto a lui, involta nell’aria magnetica, che lo circondava, bevendo il dolce veleno d’ogni suo sospiro, d’ogni suo sorriso — inebbriandomi fino al parossismo. E quando, spossata dal delirio, coperta di lagrime, mi gettai sul mio letto e chiusi l’uscio della camera ordinando che nessuno venisse a disturbarmi perchè mi sentivo male — ero realmente ammalata di quella febbre acuta che è l’amore.

Oh, c’è una giustizia terribile e sicura al disopra degli eventi che sembran regolati dal caso!

Io, la fiera, l’inflessibile dittatrice della