Pagina:Neera - Anima sola.djvu/102

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quello sfoggio grandioso di polpa molle incapace di rifornirsi; e mi succedeva come ad una biscia, quando ai tepòri del sole estivo si riveste di nuova pelle ed esce dalla pelle vecchia, lasciandola secca dietro a sè.

Ma uscire da quella pelle non era facile. Mi accusavo spesso di ingratitudine e tentavo di persuadermi che la mia sorte non poteva essere migliore. Infatti che cosa mi mancava? Certe asfissie graduali che uccidono lentamente non dànno neppure alla vittima la sensazione della mancanza d’aria; è la morte dolce sopra tutte, in mezzo ai fiori, col sorriso sulle labbra, la mente perduta nelle visioni.

Qualche volta mi pareva di muovermi in un paesaggio giapponese; uno di quei paesaggi dipinti sui vasi panciuti e sui ventagli sottili, dove le case sono trasparenti, le persone senza corpo e gli