Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/157

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vando una gioia infantile. È ben vero che le pietruzze dei fondo mi pungevano un poco, ma l’acqua era così dolce al tatto e riposava così bene la mia stanchezza che uscii a ridere forte per il piacere nuovo.

È qui che vorrei avere dinanzi a me il musetto di faina delle Darlington per vedere come resterebbe! Vorrei anche domandar loro che cosa avrebbero fatto nel mio caso, poichè alla risata alta e sonora che lanciai fra i salici rispose un’altra risata che sembrava l’eco della mia.

Come? vi par poco? (mi immagino di parlare alle Darlington). Trovarsi in un luogo deserto e udire all’improvviso uno scroscio di risa?... Il mio primo movimento fu quello di fuggire, ma capirete che stando con tutti e due i piedi nel ruscello l’impresa non era facile. Cercai allora di rendermi conto da qual parte fosse venuto il riso singolare e appena ebbi alzati gli occhi vidi sporgere dal muricciolo, a quattro passi da me, la testa di un giovinotto che rideva ancora guardandomi.

Shocking!

Eh! via, Maud Darlington, non puoi es-