Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/172

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chi ero io. Doveva desiderare di saperlo tuttavia, perchè ad un certo momento mi chiese con una precisione la quale mostrava che il concetto era già formato nella sua mente, se io fossi maestra di italiano.

Ridendo dentro di me côlsi la palla al volo:

— Precisamente. Maestra di italiano.

Trovai piacevolissima quella maschera che mi si offriva con perfetta opportunità. Eccomi dunque in piena avventura, tale scommetto che non è mai capitata nemmeno alle Darlington.

Dal momento che egli era un semplice segretario ed io una maestrina ogni impaccio cadde. Parlammo ancora per un po’ di tempo, non so bene di che, di nulla forse; ma egli sa parlare con grazia e con una istintiva nobiltà superiore alla sua condizione. Povero giovine, non è forse a suo posto. Una gabbia dorata anche la sua.

13 agosto. — Non andai oggi in fondo al bosco. Perchè? Non lo so. Non volli andare. Mi annoiai però orribilmente. Ho sgridato Berta, ho battuto i cani, ho rotto una statuina di Saxe che mi era molto cara. Tutto sommato, brutto giorno.