Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/194

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parve che il nodo angoscioso scoppiasse. Mi rizzai audacemente colle braccia rigide tese verso di lui. Da’ miei occhi doveva uscire una fiamma poichè anche le mie labbra sentirono come una lingua di fuoco che le toccasse mentre gridai:

— Il suo nome non è Hans!

Non vidi mai un così pronto mutamento di viso. Una vampa di rossore gli invase dapprima la fronte, ma ratta sparve come se sulla giovanile gaiezza de’ suoi lineamenti calasse improvviso un velo grave. E subito una barriera invisibile parve sorgere tra il pronto dominio di se stesso che lo investì di una isolante regalità e il sentimento di vergogna e di abbandono da cui fui presa in seguito alla mia sfida baldanzosa. Se mi fosse rimasto ancora lo strascico di un dubbio, doveva sparire in quel punto. Mi inchinai profondamente balbettando:

— Perdono, Altezza!

— Che giuoco è questo? — disse egli mentre un’ombra sospettosa gli oscurava le pupille.

— Il giuoco che piacque a vostra Altezza