Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/253

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— Caspita! — fece l’altro arretrando di due passi per guardarlo meglio.

Giacomo Dena avendo pronunciato a voce alta “mio cognato il marchese di Crevalcore„ godeva ora insieme alla sorpresa dell’amico la curiosità ammirativa o gelosa delle persone che gli stavano vicine. Chi lo sa se aveva inteso anche la bella signora?

— Allora.... buon viaggio e a rivederci.

— Addio caro! — gli gridò dietro Giacomo Dena salutandolo ripetutamente colla mano gemmata.

Il treno riprese la corsa verso il mare.

— Tra poco ci siamo — affermò Giacomo Dena.

Meme ebbe un sussulto di commozione quando intravide i primi banchi di sabbia sulla laguna e da lontano, fra lo specchio delle acque, le vele rosse delle paranze. Già il fascino di Venezia lo avvolgeva tiepido e molle, così somigliante a un dolce incantesimo femminile; ma quando vide spuntare sulla leggiera nebbia dell’orizzonte i campanili della città fu ripreso dalla inquietudine, ed era tanta la vibrazione de’ suoi