Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/284

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e lei non c’era posto che per un sogno. E come i sogni appena delineati debbono ritornare all’arcano da cui vennero, io anelai di morire col sogno mio. Quando una lettera (vano è ora il cercare chi scrisse quella lettera poichè essa fu il primo nodo che mi avvinse alla trama iniqua) una lettera sua rivolgendosi al mio onore, alla mia fede (come non potevo credere anche all’amor mio!) mi chiese la sola cosa che io possedessi, il nome che i miei avi mi tramandarono dai secoli, potevo esitare? potevo dubitare?...

— Un falso! — esclamò Elganine al colmo dello stupore.

— E così — interruppe il principe accigliato e preoccupato dalla via straordinaria che prendevano le cose — ella nega di avere conosciuto i patti di retribuzione per il nome da lei offerto a mia figlia?

— Lo nego — disse il marchese di Crevalcore alzando fieramente la fronte.

Nessuno dei presenti davanti a un simile fermo contegno ebbe il coraggio di affacciare i suoi dubbi, ma il barone e il generale discutevano animatamente fra loro: