Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/55

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Egli la asciugò accuratamente nello stesso modo che aveva asciugato se stesso poco tempo prima, indugiando con pazienza sulle parole della soprascritta per non cancellarle. Renata lo guardava fare, indifferente e altera.

— È una lettera di Scarpitti — disse Giacomo Dona senza levare gli occhi.

Renata non credette necessario di rispondere, ma suo marito dopo di avere voltato e rivoltato la lettera in tutti i sensi con un visibile imbarazzo soggiunse:

— Ti ricordi di Scarpitti?

— No.

— Era un mio compagno d’arte.... poca voce ma un talento indiavolato.... e svelto! Vive all’estero.... non so bene che cosa faccia; deve essersi portato in alto però.

— E con questo?

Con questo mi ha scritto.... oh! una lettera singolare, molto singolare.

L’agitazione di Giacomo Dona si faceva sempre più palese; mosse alcuni passi soffiando, inarcando le ciglia, sbattendo la lettera contro l’aria nella aspettativa forse che sua moglie se ne impadronisse evitandogli