Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/68

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Ella continuava a esprimersi con una insolita grazia per non turbare la difficoltà dell’approccio, volendo essere ben sicura del suo mare prima di spiegare le vele. Giacomo Dena faceva sforzi inauditi per comprendere. Ella acconsenti ad aiutarlo:

— Poniamo che accetti, che diresti?

— Io?... Direi che è un sogno.

— Sta in noi a che il sogno si muti in realtà.

Lo guardò fisso e poichè le pupille di suo marito sfavillarono di improvvisa cupidigia Renata soggiunse:

— Basta che ci mettiamo d’accordo noi due.

— In qual modo?

— Mio fratello è incapace di afferrare la straordinaria fortuna. Tocca a noi ad afferrarla in suo nome.

— Ma in qual modo? in qual modo? — rantolò Giacomo Dena.

Renata trasse dal seno la lettera di Scarpitti e la spiegò lentamente sul guanciale appuntando l’indice sulle ultime righe del poscritto.

— Qui. Leggi. “Non so se possa aiu-