Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/87

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padine delle monache che vanno a letto„. — “Deve arrivare qualcuno„ diceva ancora la bàlia quando i ceppi troppo verdi crepitavano; e quantunque in realtà nessuno arrivasse, era sempre con una grande trepidazione che Meme aspettava l’ignoto visitatore.

Le lagrime della madre, le sofferenze delle sorelle, erano tenute nascoste con delicato sentimento al povero piccino. Mentre laggiù nelle grandi sale deserte si piangeva in silenzio, Meme viveva la sua vita a parte, la sua dolce e serena vita fuori del mondo, in groppa ai sogni. Quante cose vedeva egli nella fiamma intanto che la bàlia gii narrava le avventure del principe perseguitato o di Tredicino, venuto ultimo dopo i suoi dodici fratelli! La fiamma era viva, la fiamma si muoveva, parlava, cantava, ed era giovane, ed era bella. Un soave calore lo penetrava tutto; le guancine per solito pallidissime prendevano dal fuoco riflessi ardenti, gli occhi gii brillavano e attraverso le piccole mani tese il suo sangue anemico sembrava farsi più vermiglio, del vermiglio delicato che traspare attraverso il vetro di una lampada accesa.